venerdì 2 gennaio 2009

DEL CARATTERE DEGLI ABITANTI

Dice un proverbio popolare "guardati da toscan rosso, da lombardo nero e romaguolo d’ogni pelo"

Nella Descriptio Provinciae Romandiole del 1371, il cardinale Anglico De Grimoard, legato pontificio per le terre della Chiesa in Italia, definisce i romagnoli passionatissimi.

Nel Principe, Nicolò Machiavelli descirve la Romagna quella provincia era tutta piena di latrocinii, di brighe e di ogni altra ragione di insolenzia.

Il Gucciardini, governatore della Romagna fra il 1524 e il ’26, definisce i romagnoli disonesti, maligni e non conoscono l’onore.

Nel 1533 Annibal Caro, segretario di mons. Guidiccioni, presidente di Romagna, dichiara che la nostra terra è piena d’arme, d’huomini, di rapine, di violenze e latrocinii.

Una descrizione anonima della Romagna redatta fra il 1621 e il 1634 avverte che due cose li fanno parere uomini di mal ingegno e di poco intelletto: l’una è l’ozio, l’altro è la fazione.

Guglielmo Ferrero, medico psichiatra positivistico, alla fine dell'Ottocento in un suo libro dedicato a "Il Mondo criminale italiano" , così descriveva i romagnoli:
La Romagna è uno degli ultimi e meno imperfetti esemplari che rimangon in Europa, di società a tipo di violanza … nelle abitudini e nei sentimenti più comuni si capisce subito che la Romagna è un paese uscito appena appena dal periodo della violenza privata … una questione di confini è risolta tra due litiganti poco pazienti a schippettate … il romagnolo è geloso di questo onore ed è pronto per difenderlo a sparger sangue … nessun vero romagnolo esiterà a sparare sull’amante di sua moglie o a intimare al seduttore di sua figlia o della soretta il matrimonio sotto minaccia di morte …. la minaccia: ti ammazzerò è presa sempre sul serio anzi sul tracico in Romagna: e quindi i ferimenti e le uccisioni per legittima difesa, gli eccessi di difesa, sono molto frequenti. … così tutti vanno armati … senza armi un buon romagnolo non si sente interamente vestito e interamente uomo …


Nel 1854 il "ch. Ab. Cav. Giovanni Mini di Castrocaro", pubblica una piccola enciclopedia della Romagna Toscana e nell’introduzione tratteggia il carattere degli abitanti come se fossero essi stessi elementi di un paesaggio idilliaco … alla dolcezza del clima e alla vivezza dell’aria fanno bellissimo riscontro la mitezza dei costumi, la svegliatezza e versatilità degl’ingegni e le artistiche disposizioni …
… Per carattere poi gli stessi abitanti di questa nostra regione sono generalmente franchi, leali, e sentono prepotentemente l’amor della paria comune e del luogo nativo: inclinati al ben fare, proclivi all’ira, e ne’ loro propositi molto tenaci: ma se traviano, divengono facilmente cattivi …


L’autore, mosso da nobile scopo intellettuale e da partigianeria per la propria terra, attraverso questa prosopopea adulatoria e lusinghiera si prefigge l’arduo compito della riabilitazione morale e politica del romagnolo adulcorando una realtà che nei fatti continuava ad alimentare un’immanigine secolarizzata su dei clichè e degli sterotipi ormai indelebili.
romagnoli malfamati e facinorosi, settari campanilisti e sanguinari “mangiapreti”, rissosi repubblicani e libertari sanguigni.
Nobile scopo intellettuale e di parte che non riusciva però ad adulcorare una realtà che nei fatti continuava a dimostrare ciò che per per secoli aveva contribuito a creare un clichè ormai stereotipato del romagnolo.
Letterartura dotta e popolare, cronaca storica e criminale hanno, nel corso dei secoli, formato un’immagine sterotipata del carattere dei romagnoli.

“I preti non solo non indossano l’abito talare ma vestono addirittura da contadini con giacche colorate senza alcun distintivo della dignità sacerdotale; si recano al mercato dove comprano o vendono bestiame e indecorosamente accerezzano le mucche. Poi fanno comunella coi mercanti e coi senzali recandosi nell’osteria, dove bevono e molto spesso per far ritorno a casa hanno bisogno di uno che li accompagni, con grande scapito del decoro. Questi vini sono troppo alcolici e facilmente fanno ubriacare, perciò non pochi preti hanno questo vizio del bere” da una relazione della Sacra Congregazione Consictoriale “San Donnino Sunto della Relazione del Visitatore apostolico mons. Cardella vescovo di Sovana e Pitigliano Roma Tip Vaticana 1909” da “la romagna toscana dall’unità alla prima guerra mondiale” Lorenzo Bedeschi La Piè n° 1 1990

RUMAGNA
E dai ! Tott quent i l’ha cun la Rumagna,
Ch’e’ pè ch’la sia la cheva d’i assassen.
A gli è toti calogni d’birichen
Che l’invigia smardosa la si magna.

Invezi us pò zirè par la campagna
Ch’un baia gnanc un can da cuntaden;
Nissò pensa a rubè, tott is vò ben,
I lavora, i fadiga e i si guadagna.

E mel l’è ch’i va vi di tant in tant
E un s’in sa piò nutizia, tant’è vera
Che e’ Segreteri um ha cuntè che intant
E’ Sendich nov d’la Tera e d’Castruchera
l’ha fatto pruposta d’butè zo e’ campsant
Che intignimod is mor tott in galera.

ROMAGNA
E dai ! tutti quanti ce l’hanno con la Romagna,
Che sembra sia la cava degli assassini.
Sono tutte calunnie di biricchini
Che l’invidia smerdosa se li mangi.

Invece si può girare per la campagna
Che non abbaia nenche un cane da contadino;
Nessuno pensa a rubare, tutti si vogliono bene,
Lavorano, faticano e se li guadagnano.

Il male è che vanno via di tanto in tanto
E non se ne ha più notizia, tant’è vero
Che il Segretario mi ha raccontato che intanto
Il Sindaco nuovo di Terra del Sole e di Castrocaro
ha fatto proposta di demolire il cimitero
Che intanto muoiono tutti in prigione.

Olindo Guerrini 1920

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